Nutrizione e sistema immunitario: un tango complicato

Nutrizione e sistema immunitario: una prospettiva entusiasmante, in grado di prevenire molte malattie e contribuire all’efficacia delle terapie. Negli ultimi anni i ricercatori e i nutrizionisti hanno indagato a fondo questo binomio, attraverso lo studio di diete e l’assunzione di determinati nutrienti nel caso di malattie allergiche e autoimmuni. I risultati sono comparsi recentemente in un articolo pubblicato dal prestigioso Nutrients, di cui riportiamo una sintesi.

Al momento, ci sono discrete evidenze scientifiche sull’influenza della dieta e dei singoli nutrienti nei confronti dei marcatori sistemici della funzione immunitaria e dell’infiammazione. Siamo, infatti, in un campo estremamente complesso. Un campo in cui è necessario approfondire molti fattori, tra cui la composizione e la funzione del microbioma intestinale di ogni paziente, le abitudini alimentari, l’epigenetica e lo stato di salute generale.

Nutrizione e sistema immunitario: un campo molto vasto e complesso

La complessità dell’interazione tra nutrizione e immunologia è vasta. Lo stato di salute generale di un individuo, lo stato di nutrizione e il cibo assunto (compresi gli alimenti e i nutrienti assunti) influiscono sul funzionamento del sistema immunitario. Questo impatto può verificarsi a livello di barriere fisiche (ad es. la pelle o le mucose intestinali), il microbioma, il sistema immunitario innato. Al contrario, il sistema immunitario influisce sul metabolismo e sui bisogni nutrizionali e influenza la risposta fisiologica al cibo. La review pubblicata su Nutrients si basa sulla complessa relazione tra alimentazione, dieta e sistema immunitario, facendo il punto su quella che si chiama “immunologia nutrizionale”.  

Il rapporto tra nutrizione e sistema immunitario, gli approcci scientifici

La valutazione della relazione bidirezionale tra dieta e sistema immunitario può essere svolta con diversi tipi di approcci. Per quanto riguarda la nutrizione umana, i ricercatori hanno valutato l’impatto dello stato bioenergetico, dei nutrienti isolati e dei diversi tipi di dieta, come la dieta mediterranea. A integrazione di questo approccio, molti dati scientifici disponibili in letteratura si basano su studi osservazionali, valutando l’assunzione dietetica e l’incidenza di malattie, ad esempio allergie o malattie croniche. Queste indagini sono state condotte in una varietà di popolazioni, tra cui donne in gravidanza e bambini piccoli, adulti, soggetti con malattia cronica, sindrome metabolica, malattie allergiche, infiammatorie e / o autoimmuni.

In genere, queste osservazioni cliniche seguono e sono integrate da indagini su animali da laboratorio e cellule coltivate: questo aiuta a fornire approfondimenti, sebbene vi siano importanti differenze nello sviluppo e nella funzione del sistema immunitario.

È fondamentale notare che, al momento, esistono pochi studi controllati randomizzati di grandi dimensioni con endpoint clinici (ad es. riduzione degli eventi, remissione della malattia) che dimostrino un impatto della dieta sul rischio di malattia immuno-mediata. L’entusiasmo per la nutrizione e il rischio di malattie immuno-mediate abbonda: ma bisogna sempre considerare come fondamentale l’analisi della tipologia e della qualità dei dati scientifici disponibili, sottolineano i ricercatori di Nutrients.

Nutrizione e sistema immunitario: le malattie immuno-mediate

Gli studi indicano l’ipotesi che la dieta svolga un ruolo significativo nello sviluppo, nella gestione e nel trattamento di malattie non trasmissibili, tra cui malattie allergiche, cancro, diabete e malattie cardiovascolari. In particolare, tali malattie non trasmissibili hanno processi immunopatologici ben noti agli scienziati, e questo aumenta la possibilità che queste malattie siano influenzate dal sistema immunitario.

L’incidenza di malattie immuno-mediate è elevata nei paesi occidentali. La causa probabilmente da ricercare neell’elevata assunzione di calorie totali, di grassi e di zuccheri aggiunti, nel basso consumo di frutta e nello squilibrio nella composizione degli acidi grassi della dieta. Per questo, gli studi evidenziano che l’assunzione di nutrienti specifici e l’adozione di alcuni modelli dietetici siano associati a un minor rischio di sviluppo di malattie infiammatorie allergiche e croniche.

Le malattie allergiche: che ruolo ha la nutrizione?

L’allergia è una reazione immuno-mediata, innescata da una serie di allergeni come alimenti o sostanze presenti nell’ambiente. Un’allergia può presentarsi in molti organi diversi e scatenare sintomi molto vari, come anafilassi, orticaria, angioedema, rinocongiuntivite allergica, asma allergico, vasculite allergica e dermatite atopica (eczema). Le quattro malattie allergiche più comuni sono eczema, allergia alimentare, asma e rinite.

Complessi meccanismi regolano il rapporto tra i processi immunologici e lo sviluppo delle malattie allergiche. Recentemente, è stato dimostrato che una barriera epiteliale difettosa può consentire la penetrazione di allergeni e tossine batteriche, causando infiammazione e rilascio di mediatori che stimolano la produzione di IgE specifiche per allergeni. La conclusione è che le reazioni allergiche sono indotte da una complessa interazione di cellule e mediatori immunitari.

La dieta nell’infanzia e il suo effetto sul sistema immunitario

Le migliori prove del fatto che l’apporto nutrizionale complessivo possa svolgere un ruolo nella prevenzione delle allergie proviene dagli studi incentrati sulla diversità della dieta durante l’infanzia. Il position paper dell’Accademia Europea di Allergia e Immunologia Clinica (EAACI) in merito alla diversità della dieta e alla prevenzione delle allergie è giunta a questa conclusione: la diversità nella dieta durante l’infanzia può essere associata a ridotte conseguenze allergiche nell’infanzia.

La diversità dietetica è definita come il numero di diversi alimenti o gruppi di alimenti in un periodo di riferimento. Dovrebbe idealmente includere la frequenza del consumo e il valore salutare dell’alimento. Si ritiene che la diversità della dieta possa influenzare i risultati dell’allergia attraverso il suo effetto sul microbioma e sul sistema immunitario. Finora, tutti gli studi sulla diversità dietetica sono stati condotti durante l’infanzia. Uno studio recente indica che sia la maggiore diversità nella dieta che la diversità degli allergeni nel primo anno di vita sono associate a un rischio ridotto di sviluppare allergie alimentari nei primi dieci anni di vita. Non sono stati pubblicati studi incentrati sulla diversità della dieta durante le altre fasi della vita come la gravidanza e in seguito esiti di vita e allergie. I dati su altri schemi dietetici, in particolare la dieta mediterranea, forniscono alcune prove del fatto che mangiare secondo questi schemi dietetici in gravidanza può ridurre il respiro sibilante o l’eczema nel bambino.

Il ruolo controverso di acidi grassi omega-3 e omega-6

Un consistente corpus di studi randomizzati controllati hanno testato l’impatto di miscele EPA e DHA – particolari acidi grassi – sulle malattie infiammatorie intestinali e sull’artrite reumatoide. Fino ad oggi, i risultati pubblicati in letteratura sono stati deludenti. In particolare, l’integrazione non è priva di effetti collaterali, per i pazienti che presentano un aumentato rischio di diarrea e di effetti collaterali del tratto gastrointestinale superiore. La complessità dell’immunopatologia della colite ulcerosa e della malattia di Crohn, che comporta una funzione compromessa della barriera della mucosa, di vari tipi di cellule del sistema immunitario innato e adattivo, della composizione del microbiota intestinale e la risposta ad altri vari fattori rendono difficile spiegare perché probabilmente l’uso di queste miscele di acidi grassi non ha un impatto significativo sulle malattie croniche intestinali.

Le fibre: amiche dell’intestino ma anche dei polmoni

In generale, la comprensione del rapporto tra microbioma e dieta è ancora in una fase iniziale. Tuttavia, il mondo scientifico è concorde sul fatto che le fibre – le componenti non digeribili di frutta, verdura e cereali – siano importanti fonti di energia per i batteri: questi, attraverso la fermentazione, agiscono nella produzione di acidi grassi a catena corta, nutrienti essenziali per l’uomo.

In numerosi studi alle fibre è stato attribuito il potere di mantenere l’omeostasi intestinale, migliorando la funzione di barriera epiteliale, inibendo la citotossicità indotta da agenti patogeni e prevenendo la colonizzazione con batteri patogeni.

Nonostante la maggior parte degli studi sia stata condotta su modelli animali in vivo, ci sono conferme preliminari che l’assunzione di fibre possa anche migliorare diversi tipi di patologia nell’uomo. Una dieta ricca di fibre favorisce la diversità microbica e la produzione di acidi grassi a catena corta e previene la fermentazione di proteine e aminoacidi, contribuendo a ridurre il rischio di tumore e malattia di Crohn.

Inoltre, gli SCFA (acidi grassi a catena corta) vengono assorbiti e distribuiti sistemicamente attraverso la circolazione sanguigna e quindi possono anche prevenire patologie al di fuori dell’intestino. I pazienti che soffrono di asma presentano una ridotta diversità microbica nell’intestino, e una dieta ricca di fibre a lungo termine ha dimostrato di un effetto benefico nei pazienti con BPCO – malattia polmonare ostruttiva cronica.

L’asse intestino-cervello

Oltre a questo asse microbico intestino-polmone, esistono prove del fatto che anche l’asse intestino-cervello possa essere influenzato positivamente dalle fibre. Gli studi che utilizzano l’integrazione dietetica con glucosio-oligosaccaridi o oligosaccaridi del latte umano hanno indicato una riduzione dei punteggi di ansia nei pazienti con sindrome dell’intestino irritabile.

Inoltre, le persone che seguono una dieta mediterranea hanno un rischio più basso di diabete di tipo 2 e i pazienti a rischio di malattie cardiovascolari mostrano una minore incidenza di eventi, evidenziando gli effetti benefici delle malattie sulla sindrome metabolica.

Punti di vista

Diabete: che ruolo ha la dieta e l’integrazione alimentare?

La Nutraceutica ha mostrato grande efficacia per contribuire al controllo di patologie complesse come il Diabete. Ne abbiamo parlato con il Dr. Francesco Di Pierro.

La Nutrizione e il paziente oncologico

Con il Dr. Emmanuele Rinninella di CEMAD parliamo di paziente oncologico. Primo elemento da sottolineare: un paziente con una diagnosi…